Compagnia Teatrale Baraban

Compagnia Teatrale Baraban

Responsabile: Paola Ferraro

Via Duchi D’Aosta, 2
33100 – Udine

339 6297364 – 349 0929523

Nel 1970, per iniziativa del drammaturgo friulano Luigi Candoni, sorge a Udine una nuova Compagnia  con la denominazione di ” TEATRO ORAZERO “. A questo nuovo Gruppo daranno la loro adesione molti dei componenti della formazione udinese dei “GIOVANI ATTORI” nata una decina di anni prima. Dopo la scomparsa di Candoni nel 1974 il Gruppo rimane sotto la guida di Italo Tavoschi, che ne sarà anche il direttore artistico e regista stabile fino al 1995. Nel 1982 la compagnia decide di rendere omaggio a Luigi Candoni assumendo la denominazione di “BARABAN” (dal titolo di una delle sue ultime opere), costituendosi prima in Cooperativa e successivamente in Associazione teatrale.  Queste le tappe principali di una quarantennale attività, realizzata con spirito amatoriale -ma con mezzi espressivi semiprofessionali – da questa formazione teatrale udinese, ad oggi la più vecchia in attività a Udine. Innumerevoli si sono susseguite negli anni le Stagioni teatrali, con serate di letture pubbliche, di laboratori per le Scuole primarie e secondarie della Provincia, conferenze, rappresentazioni in Italia e all’Estero (Europa e Canada), presenza costante nel panorama culturale udinese ed anche in diverse produzioni radiofoniche, televisive e cinematografiche regionali, ma pure nazionali e internazionali.

Troppo lungo sarebbe l’elenco delle innumerevoli opere rappresentate, in pubbliche letture piuttosto che realizzate sul palcoscenico. I generi si sono alternati, alla sperimentazione o avanguardia, sono seguiti tempi di riflessione e maturazione con la messa in scena di opere classiche italiane e straniere. Si è passati da Candoni a Beckett, da Jonesco a Dorst, da Osborne all’Aretino, dal Ruzante a Rosso di San Secondo, da Pirandello a Betti, da Goethe a Garcia Lorca, da Eduardo de Filippo a Félicien Marceau, da Goldoni a Ibsen, da Dostojevski a D’Annunzio, da Machiavelli al Nievo, da Gogol a Feydeau, da Tardieu a De Ghelderode, da Faulkner a Sartre, ad Agata Christie,  Erri De Luca, etc., oltre naturalmente agli Autori friulani Zorutti, Negro, Michelutti, Marioni, Chiarcossi, Giacomelli, Gioitti, Gregoricchio, Padre David Maria Turoldo, Pino Roveredo, etc.

Spettacoli disponibili:

Barbone!!

Autore: Stefania De Ruvo
Regia: Daniela Zorzini
Aiuto regia:
Paola Ferraro
Genere: commedia
Anno: 2023
Lingua: 
Durata: 90 min

Al centro di questa commedia c’è un barbone che preferisce autodefinirsi “vagabondo” e che si pone all’attenzione di tutti in modo delicato, gentile, rispettoso ma anche ironico e irriverente.  Incontrandosi con i vari condomini (e scontrandosi con qualcuno, in particolare con la portinaia dello stabile), egli ci porta a riflettere sulla nostra società ipocrita, egoista ed ottusa immersa nella solitudine che sovente affligge chi vive nelle grandi città, tra mille impegni e ghettizzazioni.

Il barbone, attraverso il suo sguardo ironico e un linguaggio provocatorio, aiuterà gli altri personaggi a liberarsi dalle sovrastrutture che li incatenano e a prendere la vita con maggiore leggerezza e libertà. La commedia, pur facendoci spesso sorridere e ridere, ci porta a riflettere sui condizionamenti, i pregiudizi e le incomprensioni che frequentemente sono alla base dell’infelicità dell’essere umano.

La libertà di scegliere, di essere veramente se stessi, è a portata di mano nel momento in cui ciascuno di noi si ferma un attimo ad “ascoltarsi” veramente e decide di assaporare ogni attimo della sua vita.

La commedia ha vinto il primo posto al Concorso Premio Letterario Nazionale “Città Di Mesagne” Opere di Teatro, Narrativa e Poesia Inedite e di Saggistica e Poesia Edite Sez. Teatro inedito, XVI Ed, 2018, Mesagne.

Con: Tiziana Carlotto, Alessandro Chiusi, Armelle Cimolino, Maria Luisa D’Orlando, Alessandra Guarnieri, Orestina Petris, Francesca Salvi

Orari di visite

Autore: Stefania De Ruvo
Regia: Paola Ferraro
Genere: commedia brillante
Anno: 2022
Lingua: friulano e italiano
Durata: 2 atti

Stefania De Ruvo è l’autrice di questa brillante commedia in due atti, che contiene un piccolo mistero da risolvere.
Un gruppo di donne si ritrovano in una cornice insolita: la sala colloqui di un carcere durante l’orario di visita. Non è una novità per loro, essendo state nello stesso luogo più volte per far visita ai detenuti ma questa volta c’è qualcosa che non va: l’orario di visita è iniziato ormai da parecchio ma ancora non si vede nessun carcerato.
Le donne riunite sono in realtà tutte legate in qualche modo allo stesso detenuto ed è molto strano che siano in visita contemporaneamente visto che sarebbe proibito dal regolamento penitenziario, ma c’è una grave situazione su cui indagano una poliedrica investigatrice in incognito, in collaborazione con un’integerrima secondina.
Anche se l’ambientazione potrebbe far pensare ad un dramma o ad un giallo, questa è una pièce che usa il linguaggio della commedia per indurre una riflessione sul rapporto fra maschio e femmina, nei diversi ruoli della vita come madre e figlio oppure moglie e marito, che in certi casi possono portare a dipendenza affettiva e a scelte di vita limitanti e disarmoniche.
La storia si dipana fra scontri di personalità e ironia, che ci accompagnano fino al finale sorprendente.

Cuant il soreli al jeve di chê atre bande

Autore: Luciano Rocco
Regia: Paola Ferraro
Genere: commedia
Anno:
Lingua: friulano
Durata (min.):

Cuant che il soreli al jeve di chê atre bande è una commedia brillante di Luciano Rocco (1934/1996), importante scrittore e drammaturgo pordenonese protagonista della cultura teatrale del Friuli Venezia Giulia dello scorso secolo.

In questa opera, che a tratti echeggia commedie di eduardiana memoria, i personaggi si aggirano per la casa del benestante proprietario terriero Toni, come avvoltoi pronti ad appropriarsi dei suoi beni. Tutti hanno i loro “buoni” motivi per gioire della prossima dipartita del padrone di casa, uno di questi è il figlio Gigi che potrà sposare la ragazza che il padre non approva, poi la moglie che ha una tresca con il medico di famiglia e che finalmente potrà vivere la sua passione alla luce del sole e perfino il vicino di casa ne trarrebbe vantaggio perché non vede l’ora di acquistare il terreno dagli eredi per ingrandire la sua proprietà. L’unica persona su cui egli può fare affidamento è la sua domestica Tilde, fedele e premurosa.

Un crescendo di colpi di scena esilaranti portano ad una conclusione sorprendente, dando a tutti (personaggi e pubblico) la possibilità di riflettere sui propri valori a volte inquinati da avidità e egoismo.

Con: Tiziana Carlotto, Alessandro Chiusi, Armelle Cimolino, Giorgio Merlino, Fabrizio Pilotto, Francesca Salvi, Rossella Troiano, Federico Zamparo.

Une sblancjade di Pasche

Autore: Maria Gioitti del Monaco
Regia: Claudio Mezzelani
Genere: commedia
Anno: nuova versione 2022
Lingua: friulano
Durata (min.):

L’azione della commedia si svolge alla vigilia di Pasqua con i preparativi non solo per la festa religiosa, ma anche per la posa della prima pietra del nuovo Municipio voluto dal Sindaco che ha una moglie “studiade” e vogliosa, tanto vogliosa che, nonostante l’età, cerca di sedurre un chierico il cui padre ha obbligato alla via del sacerdozio certo che avrebbe fatto di lui un alto prelato.

L’inganno teso dalla signora al chierico non riesce, al contrario crea una complicata situazione in cui vengono coinvolti tanti altri caratteristici personaggi tra cui il parroco sempre presente e determinante in quasi tutte le commedie friulane della tradizione. Il perché affrontare un testo della tradizione filodrammatica friulana indubbiamente risibile per la sua ingenuità e criticabile per una certa retorica epocale, sta proprio nelle parole: tradizione filodrammatica. Questo allestimento vuol essere un affettuoso omaggio ad un periodo fecondo del nostro “teatro”, quando molte erano le occasioni per partecipare come attori o come spettatori, ad un momento di grande unione collettiva, di grande entusiasmo, pur nella sua semplicità. Un omaggio anche ad un certo modo di fare teatro: spontaneo, esagerato, simile alla recitazione esasperata che rivediamo con immutato piacere nelle vecchie pellicole del “muto”. Ecco: questa messinscena, complici anche scene e costumi, cercherà di riportare lo spettatore nell’atmosfera di un piccolo teatrino di paese nei primi anni del novecento.

In nome della madre

Autore: E. De Luca
Regia: Italo Tavoschi
Genere: intimista, récital
Anno: 2011
Lingua: italiano
Durata: 70′

È la storia di una donna di Galilea, una ragazza come tante, fidanzata a Giuseppe, falegname, destinata ad una vita di moglie e di madre. Ma un giorno a Miriàm (Maria) appare un angelo e per lei il destino cambia in fretta. Diventa – come dice Erri De Luca – “opera della divinità” che le mette in grembo, senza seme, un figlio, che è suo ma che è anche il figlio di Dio.

Con: Paola Ferraro, Federico Zuppel, Francesca Salvi, Silvia Rizzello, Paolo Zoratti, Alessandro Chiusi e Italo Tavoschi

Padre Turoldo: fede e poesia

Fede e poesia

Autore: David Maria Turoldo
Regia: Italo Tavoschi
Genere: spettacolo oratorio
Anno: 2010
Lingua: italiano
Durata (min.): 90

Per l’allestimento di “PADRE TUROLDO: FEDE E POESIA”, spettacolo-oratorio che la nostra compagnia ha portato in scena in diversi palcoscenici regionali, nazionali e internazionali, abbiamo dovuto circoscrivere il campo di osservazione soltanto ad alcune delle problematiche che stanno alla base della sua vasta opera poetica. Abbiamo scelto di trattare l’argomento Madre (associato spesso al concetto di Madonna), l’argomento Terra (cioè Friuli = radici = povertà), l’argomento Sofferenza (Malattia, Morte e denuncia dei Mali dell’umanità in generale e di quelli della sua Chiesa) e, infine, la problematica della Ricerca di Dio. La preoccupazione di “interpretare” l’opera di Padre Turoldo senza alterarne la spontaneità e la sua personalissima forma espressiva, è stata alla base della decisione di inframmezzare la dizione dei suoi versi con la “presenza in voce” dell’autore. Non solo, ma gli interventi meditati di Padre Turoldo hanno anche lo scopo di guidare gli spettatori in un percorso guidato, di cui gli argomenti sopra riportati rappresentano le singole “stazioni”. Ad inizio e conclusione dello spettacolo sono state riprodotte in registrazione due frasi, la prima di Carlo Bo e la seconda del Cardinale Martini, che bene si prestano a caratterizzare il genere dello spettacolo e la nostra personale opinione sulla figura e l’opera di Padre Turoldo. Non c’è alcuna pretesa di aver esaurito con questo recital la tematica di Turoldo, semmai di averne stimolato una rilettura, a sedici anni dalla sua scomparsa.

Con: Paola Ferraro, Eddi Bortolussi, Giorgio Merlino, Italo Tavoschi, Francesco Zuppel

Spettacoli non più in cartellone:

Folli, sempre folli, fortissimamente folli

Autore: Roberto Bencivenga
Regia: Paola Ferraro
Genere: commedia brillante
Anno: 2018
Lingua: italiano
Durata: 2 atti

Rappresentata con successo in prima assoluta nel 1984 a Roma la commedia in due
tempi “Folli, sempre folli, fortissimamente folli” si rifà al genere poliziesco, ricco di
suspense e colpi di scena, in cui si susseguono battute spiritosissime piene di sottile e
garbata ironia. Si tratta quindi di un giallo molto divertente che si svolge in una casa
di cura per malati mentali, in cui una sera viene trovato morto il Direttore.
Avvisati da una telefonata anonima, nella struttura arrivano lo smemorato
commissario di polizia Giuliani accompagnato dal solerte sergente Petito. Durante
l’indagine essi s’imbattono sulla terribile e temuta Capo Sala Hilde Schulz, che
terrorizza tutti gli “svitati” pazienti ospiti della clinica psichiatrica, che verranno a
loro volta tutti interrogati. Il dilemma dei due investigatori è: il colpevole è venuto da
fuori o è uno degli ospiti della casa di cura?
Saranno proprio i cinque bizzarri pazienti a dare al commissario l’illusione di aver
risolto il caso, ma solo alla fine la verità verrà a galla e sarà sorprendente!

Ballando con Cecilia

Autore:Pino Roveredo
Regia: Paola Ferraro
Genere: dramma
Anno: 
Lingua: italiano
Durata: atto unico

Nell’unico reparto operativo all’Ospedale Psichiatrico di Trieste dopo la legge Basaglia, arriva un giorno un operatore inesperto, con lo scopo di far compagnia ai degenti. La sua ingenua, volonterosa presenza sconvolge la loro quotidianità, fatta di camomille e mele cotte, passatempi e giochi. Il loro mondo sospeso fra fantasia e realtà finisce lì, in una stanza con le finestre chiuse, mentre fuori da quelle mura la vita va avanti  con tutti gli eventi storici, i cambiamenti sociali e culturali che hanno caratterizzato il secolo scorso.

Qual è il confine fra pazzia e “normalità”? Fino a che punto può essere considerata vita quella di un essere umano che trascorre le sue giornate rinchiuso tra le mura di un ospedale psichiatrico? Se lo chiedono tutti i personaggi di questa storia: Cecilia, rinchiusa da sessanta anni, in preda ad allucinazioni ma con sprazzi di graffiante lucidità,  Marietta, ragazza madre cancellata dal mondo per salvare l’onore della famiglia d’origine, Mario e Paolino, all’apparenza catatonici, ma che registrano nella loro mente ogni sopruso, quelli che subiscono e quelli a cui assistono inermi. Se lo chiede Amalia, la cui mente vacilla in un mondo immaginario che lei stessa si è creata per sfuggire chissà a quale realtà e il suo “innamorato” Berto, bambino mai cresciuto alla costante ricerca d’affetto.

E se lo chiede l’autore Pino Roveredo nel romanzo autobiografico “Ballando con Cecilia”  da cui ha tratto questa emozionante pièce teatrale.  Durante la sua esperienza di Operatore ha potuto scoprire l’assurda vita di queste fragili persone e ha ritrovato dentro di sé lo stesso bisogno d’amore.

Con il cuore in mano - scene da un matrimonio

Autore: Ingmar Bergman
Regia: Paolo Sartori
Genere: 
Anno: 2021
Lingua: italiano
Durata: 

“Non siamo che analfabeti dal punto di vista sentimentale. Ci hanno insegnato tutto ma non ci hanno insegnato una sola parola sulla nostra anima. L’ignoranza su noi stessi è praticamente totale.” (I. Bergman)

In una fase della vita in equilibrio tra gioventù e maturità, un uomo e una donna, si confrontano e si interrogano sulla vita, sul loro percorso personale, sul loro essere insieme. È il momento del bilancio, in cui il disagio sentimentale e l’insoddisfazione personale si mescolano e si integrano in una cornice essenziale, espressione a un tempo di pieno e vuoto, di presenza e assenza.
Il rimaneggiamento e la drammaturgia di Paolo Sartori sono tratti liberamente dalla sceneggiatura del film Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman divenuto icona internazionale delle complessità delle relazioni uomo-donna.
Uno spettacolo stimolante, riflessivo, non privo di ironia, con un impianto scenico rigoroso che mira più alla suggestione che alla rappresentazione, con luci e suoni che evocano e accompagnano gli stati emotivi che progressivamente si consumano e sfociano nell’assurdo, così come assurda – quando il senso è smarrito in questo assurdo mondo – può diventare la vita di coppia.

Con: Mirella Esposito e Pierpaolo Orazi

Stuf di sei furlan

Autore: Umberto Chiarcossi
Regia: Paola Ferraro
Genere: commedia
Anno:
Lingua: friulano
Durata:

Umberto Chiarcossi scrive quest’opera in un periodo storico di grandi trasformazioni nella nostra regione, come nel resto d’Italia, in pieno boom economico.
In sei divertenti scene egli irride alcuni atteggiamenti tipici della gente friulana dell’epoca, cogliendo il contrasto fra il nuovo che avanza e le rassicuranti tradizioni. A una prima lettura superficiale si potrebbe pensare che si tratti di stereotipi ampiamente superati, ma è sufficiente ascoltare le chiacchiere della gente comune per rendersi conto che alcuni degli atteggiamenti descritti sono ancora attuali. Basti considerare ad esempio come ancor oggi si possano riscontrare una certa resistenza alle novità, l’attaccamento alla propria terra e ai beni materiali, la diffidenza verso lo straniero (inteso come chiunque non sia di questa regione), direttamente proporzionale all’orgoglio di essere friulano e così via.
I personaggi escono baldanzosi e curiosi dal suo libro, s’impadroniscono della scena con leggerezza e simpatia sotto lo sguardo benevolmente ironico dell’Autore, che introduce brevemente ogni scena.
Alcune tipiche villotte friulane sottolineano i contenuti tradizionali dell’opera, collegando il passato al presente, con tutte le sfide a cui né i personaggi né il pubblico possono più sottrarsi. L’allegria e l’autoironia sono gli strumenti che ci permetteranno di trovare un nuovo equilibrio.

Con: Eddi Bortolussi, Tiziana Carlotto, Alessandro Chiusi, Armelle Cimolino, Giorgio Merlino, Orestina Petris, Fabrizio Pilotto, Silvia Rizzello, Francesca Salvi, Stefano Tempo

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